Costanza si “riposerà” il fine settimana.
Vi proponiamo questa divertente recensione del libro, che uscirà sul mensile di opinione L’ago e il Filo
Un epistolario. Già il genere non è più molto in voga. Quando poi a scrivere ad amici e figli vari è la mamma di quattro pargoli, con un lavoro impegnativo (è giornalista al Tg3 dopo aver sfangato il corso della scuola di giornalismo Rai di Perugia e aver atteso una decina d’anni l’assunzione con una miriade di contratti a termine), una casa da mandare avanti e un marito (qualche volta) da accudire, c’è già del miracoloso.
C’è da chiedersi dove cavolo abbia mai trovato il tempo per vergare le sue lettere agli amici e parentame assortito, epistole che compongono l’ossatura del primo libro di Costanza Miriano (Sposati e sii sottomessa, Ed. Vallecchi, euro 12,50). Certamente il dono dell’ubiquità (qualità molto cattolica che permette di riflettere sul ruolo del genere femminile e pulire il culetto al neonato al tempo stesso) può aiutare anche la collega Miriano a scovare centesimi di tempo per dare consigli (spesso non richiesti), suggerire strategie di vita e raccontare un mondo dove la liberazione della donna è stata la più grossa fregatura dell’era moderna. A scapito, ovviamente, del Gentil Sesso.
La giornalista, provetta scrittrice, ha scatenato un vespaio di polemiche solo azzardandosi a consigliare alle sue amiche (moderne, affermate, operose e libere), di dare un taglio con i problemi e le incertezze della vita moderna decidendosi tutte, una buona volta, ad abdicare ai miti del femminismo e della donna emancipata, per farsi sottomessa al proprio marito. E a chi è già, più o meno, felicemente coniugata (nei vari modi che la nostra società ci propone) Miriano suggerisce, anzi ordina, di fare figli. A tutte le donne, per tutte le donne, il completamento – sempre secondo questa novella Giovanna d’Arco umbra – sta nel matrimonio e nella procreazione.
Beh, niente di nuovo, verrebbe da dire. Ecco un’altra di queste invasate bigotte ultracattoliche che vede nel matrimonio il completamento per la donna. Neanche per sogno. Per la Miriano c’è di più molto di più. La donna accasata deve procreare e poi anche farsi sottomessa al marito, nel senso classico del “messa sotto”.
Ce ne sarebbe abbastanza per immolarla sulla pira lignea del pensiero progressista e femminista. Ma la reale interpretazione del pensiero – a tratti evangelico – dell’autrice è quello della pietra angolare (e ci risiamo con le Sacre scritture). Nel senso che la donna, moglie e madre, è basamento della coppia, fondamenta della struttura familiare e se per esserlo deve abdicare a ruoli che la società le ha più o meno volontariamente assegnato (o imposto), ben venga questa sottomissione.
Con delega contemporanea, però, è ovvio, al marito dei compiti precipui dell’uomo. Insomma, ognuno ha il suo mestiere: la donna quello di genitrice e architrave della famiglia, l’uomo quello di bastione inespugnabile a difesa del nucleo proprio.
Se era immaginabile la ridda di polemiche, altrettanto ovvio è stato il plauso del mondo maschile che legge nelle parole dell’autrice un messaggio chiaro con una distinzione dei ruoli all’interno della coppia che non è mortificazione di uno dei due partner, ma utilizzo al meglio dei propri talenti (e dagli con la Bibbia).
Ma le polemiche e il circo di commenti e attacchi ricevuti non sposta di una virgola il Miriano-pensiero. Che si offre alle polemiche (anche tramite un blog costruito ad hoc) e ribatte colpo su colpo a quanti ostentano i luoghi comuni del pensiero moderno femminista, con l’incrollabile sicurezza dell’esperienza, la propria. Una signora Mariuccia dei tempi moderni che dispensa consigli non richiesti? Forse. Però attenzione a sottovalutarla: Miriano è una maratoneta fin dall’adolescenza. Chi indossa le scarpette già lo sa: non si corre per arrivare ma per guadagnarsi metro dopo metro, callo dopo callo, i 42 chilometri 195 metri di inusitata fatica. E il libro è un po’ una maratona tra i selci dei benpensanti e degli insegnamenti di una società depressa e demotivata.
Capita raramente di prendere un libro, cominciare a leggerlo e arrivare in fondo con l’amaro in bocca e in testa un pensiero: “Peccato, è già finito”. Si può anche non condividere neppure uno dei teoremi della Miriano. Però, come per i maratoneti che arrivano al traguardo, ci si ferma comunque quando passano, fieri e consapevoli della fatica sostenuta, anche se non si è mai corso che per agguantare un treno. E se poi si ha la fortuna di vederli oltrepassare il traguardo sudati e sfatti, ma appagati e sorridenti, non può che scattare un applauso. Anche restando seduti in poltrona….